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Testi provenienti dall' Archivio Sughi
Tommaso Paloscia
"La cena" di Alberto Sughi
Una lirica di Dadive Laiolo accompagna la mostra del pittore. Personaggi di una logorata borghesia isolati
nel gesto che li condanna.
in La Nazione, Firenze, 18 Maggio 1976, pag. 3 |
" Il tema non è nuovo. Il bersaglio è quello di sempre. Sughi tuttavia si cala egli stesso come figurante nella scena; non crediamo che si tratti autocritica ma più verosimilmente di una considerazione di fondo, quasi una manifestazione di incredulità, che egli stesso avalla dal di dentro nello stesso tempo in cui condanna dal di fuori; vale a dire che l’operazione, in sostanza è tutta qui; giacchè l’oltre è fatalmente destinato ad esaurirsi in un qualsiasi gioco politico e sociale che, comunque guidato dall’uomo, porterà sempre il segno della irreversibile avversione di costui alla libertà totale.
Ci soccorre lo stesso Laiolo: « Vogliamo cambiare il mondo / affossando il passato / tornando invece a ripetere / una nuova prepotenza / sterile e triste ... ».
Come risolve Sughi, pittoricamente, la stesura e l’interpretazione del tema? Ecco, l’impresa di oggi ha risollevato il problema stilistico ed ha per ciò ricondotto il pittore - istintivamente indotto ad appoggiarsi a qualcuno o a qualche cosa per essere se stesso - a richiamare alla memoria una certa lezione neoggettivista dopo l’abbandono del più appariscente stilema baconiano. Ancora una volta, Sughi, trova la presa giusta, si porta con le sue forze, che sono assai vaste, verso condizioni di autonomia e di libertà; condizioni che presumibilmente saranno individuate con pienezza quando la ostentata pulizia assunta nel contagio di oggi verrà meno per restituire all’artista tutto il suo carattere che è autenticamente vivo e disordinato. Anche se Laiolo esorta con ragione alla cautela («evita l’ interpretazione dei critici ») indicazione, per quello che la mostra ci lascia vedere, ci sembra legittima."
Tommaso Paloscia
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