Nell'autunno del 1977 dopo essere stata presentata a Bologna alla "Galleria Comunale
d'Arte Moderna", il nuovo ciclo di dipinti di Alberto Sughi dal titolo la Cena approdo' a Milano
alla "Permanente" di via Turati. E a questa rappresentazione milanese fa riferimento appunto la
recensione di Alberico Sala apparsa su il Giorno del 10 Ottobre 1977.
L'attenzione della critica (lo testimoniano i numerosissimi saggi pubblicati allora e oggi con-
servatisi
in archivio ), per questo ciclo ando' crescendo, e la stampa e i media in generale,
presero atto del largo consenso per una pittura che non solo non tradiva il rigoroso impegno
sociale
del
suo autore, ma che adesso per alcuni conteneva anche
delle denunce verso la societa'.
In varie occasioni negli anni successivi Sughi tuttavia espresse anche per la Cena il giudizio
che il suo valore restava uno di natura formale riproponendo un caro concetto che la pittura
mai argomenta tantomeno denuncia, la pittura per sua natura intninseca puo' solo mostrare.
La pittura mostra, non argomenta; è solo creazione del suo autore,
ma finisce negli occhi di chi la guarda che, per interpretarla,
opera una sorta di traduzione linguistica.
L’arte, qualunque forma essa prenda, allude sempre a qualcos’altro;
ha una grande valenza metaforica che stimola argomentazioni
legittimamente diverse tra loro.
Per fortuna l’oggetto su cui esercita il suo lavoro esime il pittore
dal doverne tenere conto.
Questa premessa per dire come ritenga imprudente suggerire
come si debbano leggere i propri quadri.
Alberto Sughi, Il mio lavoro di pittore, Allemandi Ed. 2014, pag. 162
albertosughi.com
|