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Mauro Giancaspro, Discussione sul realismo
Il mio lavoro di pittore Gli scritti di Alberto Sughi tra diario e zibaldone di pensieri
ArteIn, 1 Dicembre 2013
ALBERTO SUGHI “Il mio lavoro di pittore A cura di Mario & Serena Sughi Allemandi & C., 2014 pp. 170 - € 18,50
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Per i tipi di Allemandi arriva
in libreria “Il mio lavoro di
pittore” di Alberto Sughi,
selezione di scritti curata da
Serena Sughi a metà strada
tra diario e zibaldone di
pensieri, annotati tra il 1954
e il 2008.
Se si dovesse trovare un
sottotitolo spersonalizzato
si potrebbe ricorrere
all’intestazione di uno
dei capitoli nei quali la
curatrice ha raccolto queste
memorie: “Discussione sul
realismo”. Perché alla fine il
tema dominante di queste
riflessioni è proprio quello
del realismo, sul quale
Sughi, con la disarmante
sincerità che gli è propria,
esprime considerazioni |
e si pone domande che
potrebbero prendere in
contropiede certa critica,
che ha inquadrato la sua
produzione in un realismo
esistenziale parallelo a
quello letterario di Sartre.
Certezze del genere
Sughi, ovviamente, non ne
ha. “Non è facile - scrive
- distinguere il vero dal
falso, perché spesso si
assomigliano molto”.
E dal momento che i suoi
scritti coprono un arco
cronologico molto ampio, è
possibile seguire non solo
il suo percorso pittorico
attraverso il riverbero
speculare che è nelle sue
parole, ma anche la vita del
realismo dalla nascita, nel |
1952, della rivista che ne
portava il nome, quando
l’attenzione alla condizione
umana era fortissima, fino
a quello che può restarne
nella società del XXI secolo
“che ha fatto - come
scrive Sughi - proprio della
comunicazione l’aspetto più
quotidiano della sua vita”.
Ma ci sono in queste
pagine, al di là della
memoria dell’artista,
la forza e l’inventiva
narrativa che possono
conquistare anche chi
non si occupa d’arte, per
professione, per passione
o per collezionismo.
“Con l’avanzare degli
anni - confessa a un
certo momento - quando |
sentiamo allontanarsi il
tempo spensierato della
giovinezza, cerchiamo di
capire quali segni, quale
testimonianza abbiamo
lasciato, quale è stato il
senso della nostra vita”.
C’è, insomma, in questa
autobiografia una sorta
di sound esistenziale ed
emozionale che trascina il
lettore ben oltre l’interesse
per la pittura e per il pittore.
Perché ne “Il mio lavoro di
pittore”, oltre che l’artista,
c’è lo scrittore, che vale la
pena di leggere, come dire,
per intenderci, vale la pena,
mutatis mutandis, godersi
gli acquerelli di Hermann
Hesse dopo averne letto i
romanzi. |