5 April 2012
studiosughi@albertosughi.com
 
     Sughi home
     archivio sughi
     Exhibitions
     Books on line
     Links resources
    .Public collections
     archive
 
 
 

 


 

 

Riccardo Lattuada, Sughi il mestiere della pittura nell'Italia del dopoguerra.
Il Mattino, Napoli, 1 Aprile 2012, p. 25

Si è spento Alberto Sughi, classe 1928, nato a Cesena, uno dei grandi pittori italiani del ventesimo secolo. Da tempo Sughi non lavorava più, ed è stato bello poter vedere non tanto tempo fa, alla fine del 2007, una mostra a lui dedicata al Vittoriano di Roma. In quella occasione definimmo Sughi artista completo, profondo, cupo, colto, non volendo certo passare per gli scopritori di questi suoi caratteri. Il suo commiato ci restituirà a poco a poco il senso dell'importanza del suo percorso nell'arte italiana del Novecento. Ci riporterà all'asciutta forza della sua rappresentazione della figura umana, ereditata dal meglio del movimento Novecento. Ci farà capire più a fondo quanto egli, autodidatta, abbia saputo fare della pittura un mestiere vero, quotidiano. Il passo più lento che la pittura ha rispetto al cinema ha permesso a Sughi di costruire riflessioni ancor più profonde e sensibili sull'evoluzione del tessuto sociale, sul senso   del   vivere   nell'Italia dell'ultimo dopoguerra, quella che anche un ex partigiano come lui aveva contribuito a consegnare alla storia.
 
Il disagio esistenziale di Sughi si è nutrito di Sartre e più ancora del Neorealismo cinematografico italiano, quello più asciutto e meno incline al grottesco. Negli anni Sessanta la sua pittura non brilla di colori pop, non cede di un millimetro all'idea che il destino dell'arte non stia nell'intrattenimento, ma nel porsi domande sul senso della vita in un Paese che stava cambiando pelle tanto in fretta da bruciare tutti i valori su cui si era fondato per secoli.
Amato e studiato da Antonioni, Scola, Monicelli ed altri, a sua volta Sughi guardò al cinema con costante attenzione. Soprattutto, del cinema italiano, gli doveva sembrare intensa ed efficace la spietatezza con cui venivano raffigurate le classi dominanti del nuovo, breve boom economico. Una spietatezza che si nutriva di immagini chiare, crude, di ritratti composti mediante un eloquio in cui non ritroveremo neanche un grammo della verbosità, del birignao a tratti forse ironico ma profondamente partecipe con cui un Arbasino raccontava la Roma, l'Italia, anzi il mondo yeyé di cui era ed è stato sempre parte organica.
Avere gli occhi aperti sulla società italiana, non ha prodotto sulla traiettoria di Sughi la spinta ad essere a tutti i costi «popolare»: da Grosz, a Dix e al realismo tedesco, alle esperienze europee e americane di tale tendenza, fino al Picasso del Ritorno all'Ordine, al Guttuso e al Vespignani degli anni migliori - per alcuni periodi anche suoi compagni di strada - Alberto Sughi ha mantenuto costantemente un'idea alta della pittura e dei suoi compiti, che a prescindere dai suoi contenuti sociali lo inserisce, per istinto e per cultura, tra i grandi maestri europei del XX secolo.
Il dramma piccolo borghese di alcune sue opere riconduce, per il senso acidulo e sprezzato del colore, a certe immagini claustrofobiche di un Bacon. La sintetica ma inarrivabile abilità di cogliere in un interno il ruolo portante degli oggetti che ne definiscono l'atmosfera, si colloca nella scia della grande tradizione italiana del Cinquecento.
Il tempo ci mostrerà come questa traiettoria, così italiana dal punto di vista linguistico e formale, abbia poi saputo assumere un respiro culturale e artistico ampio e internazionale. Alla diffusione della notorietà di Sughi non hanno contribuito la sua natura schiva, il suo lavoro silente e meditato. Non è un caso che il Presidente Napolitano, che sappiamo essere attento conoscitore del percorso di Sughi, ne abbia voluto immediatamente ricordare il «costante impegno civile e democratico, attento al ruolo e alle vicende della politica, coerente con i suoi ideali di progresso».


5 Aprile 2012

 
 
 
 
 
 
    
    

 

 

 

 

 

    © 1997-2012 albertosughi.com  

 
     
     Home page archive