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Alberto Sughi Al Complesso del Vittoriano, 21 Luglio - 23 Settembre 2007

 

(Settembre, 2007) Fuori le Mura

Giuseppe Mammetti: Alberto Sughi al Vittoriano

Storie scritte col pennello

 


L’opera di Alberto Sughi (Cesena, 1928) è un controsenso diviso a metà. Arte in bilico tra il figurativo e l’astratto con un’altissima componente narrativa: illustrazione e racconto. È famoso per i suoi cicli di quadri a soggetto unico, micro e macro opere allo stesso tempo, che sorprendono per l’elevata componente poetica.

Sughi inizia il suo percorso artistico negli anni cinquanta, il mondo che cambia, la ricostruzione, la provincia (da cui veniva) che sparisce con il mito dell’industrializzazione forzata. Sceglie come soggetto il paradosso e come protagonista la contraddizione, che osserva tanto nella società quanto nell’ambito strettamente artistico. Lo guisa l’amore per le correnti storiche novecentesche - Metafisica, Dadaismo, ed Espressionismo - ma anche l’ammirazione per il Minimalismo, la Pop Art americana di Pollock ed il Concettualismo, che sceglie come principali punti di riferimento.

Il pittore e le sue passioni sono l’oggetto della mostra “Alberto Sughi“ nell’angusto spazio del Vittoriano, che presenta oltre ad una rassegna di opere pittoriche, una ricca selezione di bozzetti preparatori e carboncini. Proprio questi ultimi sono alla base del suo fare; tappa iniziale del percorso umano ed intellettuale che Sughi realizzerà poi nella policromia di un quadro. Ammiriamo, tra le opere in mostra, Cinema (1958), Pierrot (1962), La stanza di un uomo (1968), Uomo seduto nel giardino (1972), Figure in piedi, La Cena (1976), La famiglia, l’amore (1981), Teatro d’Italia (1984) gioielli di una poetica che rifugge sempre la banalità e si concentra sul particolare, l’immagine che racconta una situazione, l’eccentrico ed il diverso in ogni cosa. Capolavori sorretti da una solida base figurativa in cui l’artista inserisce elementi discordanti di matrice astratta, appendici del contraddittorio di cui ogni opera moderna ha bisogno per dirsi completa.

 Ogni suo quadro è la continuazione di un sentimento, che vive nel segno della continuità con la sua produzione precedente. La carriera di un artista è legata da un sottile filo rosso, una traccia riconoscibile (ossessione dell’artista e piacere della critica), che unisce l’ultima opera alla prima. Per Alberto Sughi sta nel piacere del racconto, nello scrivere storie col pennello.

 


 

 

 

 

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